29 giugno 2011

Il Papa e l'imperatore


Questa immagine  proveniene da una minatura Medievale (del 1300 circa) e rappresenta il Papa (a cavallo) e l'Imperatore. Quest'ultimo, pur avendo in testa la corona, serve il Pontefice, come se fosse l'ultimo dei maniscalchi; la cosa potrebbe sembrare strana ma, per una civiltà tradizionale, qui vengono indicati quali rapporti dovrebbero esserci, in condizioni normali, tra l'autorità spirituale ed il potere politico.
L'immagine, in realtà, è più simbolica di quanto non possa apparire a prima vista. Il Papa, sul suo cavallo, è fermo, perchè il suo dominio è quello spirituale, della contemplazione. Al contrario, l'imperatore si muove perchè il dominio dove esercita la sua autorità è quello dell'azione (quindi quello dell'amministrazione dello Stato, della difesa del territorio, del comando sull'esercito, etc.). Con le dovute proporzioni, si può dire che lo schema qui utilizzato è quello del "motore immobile":  il principio più elevato (quello Spirituale) si trova fermo al centro, mentre ciò che da esso dipende sta all'esterno, e si muove perchè rappresenta il "divenire". In effetti, durante il Medioevo, l'imperatore dipendeva in qualche modo dal Papa perchè, per governare in maniera legittima, aveva bisogno della sua benedizione. Il Pontefice avrebbe potuto togliere questa legittimità con una scomunica, in seguito alla quale i sudditi e i vassalli non sarebbero stati più tenuti ad obbedire al regnate. Tutto questo ricorda anche come le civiltà tradizionali considerassero l'autorità spirituale superiore a quella temporale...e come quindi ha davvero poco senso la teoria secondo la quale le religioni sarebbero state solo uno strumento di controllo, in mano al potere politico.

5 giugno 2011

I Templari e la duplice guerra


"Così dunque, per una singolare ed ammirabile combinazione sono, a vedersi, più miti degli agnelli e feroci dei leoni, a tal punto che esito se sia meglio chiamarli monaci o piuttosto cavalieri. Ma, forse, potrei chiamarli più esattamente in entrambi i modi, poiché ad essi non manca né la dolcezza del monaco né la fermezza del cavaliere."
San Bernardo di Chiaravalle, De laude novae militiae

Già a partire dall’anno 1128 l'Ordine dei cavalieri Templari si costituì con una particolare caratteristica: i suoi appartenenti erano infatti, al tempo stesso, sia monaci che guerrieri. Anche questo fatto permise ai Poveri Fratelli di essere ampiamente accettati all’interno della Chiesa, cosa che non sempre avvenne con tutti gli altri cavalieri.
San Bernardo, che all’epoca era abate di Chiaravalle, oltre alla regola dell’Ordine scrisse per esso un particolare “Elogio della nuova cavalleria”. Qui venivano lodati i Templari per la loro religiosità, che li distingueva da tutt’altro genere di cavalleria: una cavalleria profana, che non aveva nulla a che fare con i valori cristiani, e che era composta per lo più da delinquenti in cerca di beni materiali e gloria terrena. San Beranrdo scriveva, facendo un gioco di parole, che questa “cavalleria secolare” in realtà non era una milizia ma una malizia....e che questi "cavalieri" non militavano affatto per Dio, ma per il diavolo. I Templari, al contrario, erano un ordine religioso, combattevano per la loro fede e per la gloria di Dio, non per conquistare una fama personale.
Ma c'è dell'altro. I Templari erano nettamente superiori a tutti gli altri cavalieri perché la guerra che combattevano era in realtà da intendersi in senso duplice, proprio perché duplice era la natura stessa dell'Ordine: guerriera e monastica. Infatti esisteva una guerra esteriore, combattuta con la spada contro gli infedeli; ma questa guerra andava considerata quasi come una manifestazione di un'altro tipo di "guerra", ben più importante della prima, e che si svolgeva nell'interiorità. Una guerra combattuta contro le passioni, contro i "demoni", e, in generale, contro gli elementi che allontanavano da Dio. Lo stesso San Bernardo scriveva riferendosi ai Templari: "Essi combattono una duplice battaglia, sia contro la carne e il sangue, sia contro gli spiriti maligni del mondo invisibile". Se l’armatura esterna, utilizzata per difendersi dai colpi del nemico, era fatta di metallo, l’armatura “interna” era invece costituita dalla Fede del cavaliere: “Quando giunge la battaglia essi si armano dentro con la fede e fuori col ferro”.